sabato 23 ottobre 2010

OSHO: Meditazione, un modo di vivere con consapevolezza

OSHO MEDITAZIONE:
Il fiore ha una forma, una personalità. La fragranza del fiore non ha forma, né personalità. C'è, esiste, ma non esiste in una forma fissa; esiste senza una forma. E proprio questo è dio, questa è la qualità del divino. L'esperienza di questa fragranza arriva tramite la meditazione. Non c'è altro modo, non c'è mai stato e non ci sarà mai.

La persona veramente religiosa ha solo una cosa da fare, diventare meditativa. Quando si usa la parola "meditazione" c'è la possibilità di andare nella direzione sbagliata, perché in inglese non esiste l'esatta traduzione di "dhyana"; meditazione è solo un'approssimazione.

L'inglese ha tre parole: concentrazione, contemplazione e meditazione. La concentrazione è della mente. Focalizzi la mente su un oggetto in particolare, escludendo tutto il resto; limiti la tua visione. Quindi nella concentrazione tutto può diventare una distrazione. Un cane abbaia, e tu ne vieni distratto, perché stavi escludendo tutto – ora il cane che abbaia si è intromesso. Quindi chi si concentra è sempre arrabbiato perché basta una piccola cosa – una zanzara – e la tua concentrazione viene disturbata. Qualsiasi cosa può distrarti perché ciò che fai è innaturale.

La concentrazione è innaturale. È un fenomeno forzato, frutto dell'irregimentazione. È una cosa quasi militare; il costringere la mente in modo violento a rimanere puntata su un solo oggetto. E invece la natura della mente è quella di un flusso costante, sempre in movimento. Per la mente è naturale muoversi – è un processo dinamico – mentre tu cerchi di rendere stagnante questo processo dinamico.

Proprio perché è una cosa contro natura, ogni scusa è buona perché la mente subito ne approfitti e cominci a muoversi. Anche se riesci a forzare la mente a essere quieta per lunghi periodi, sarai sempre seduto su un vulcano. È un po' quello che accade a un bambino. Puoi forzare il bambino dicendo: 'Oggi non ti darò nulla da mangiare. Stai seduto nell'angolo e zitto.' È in grado di farlo. Puoi dirgli: 'Chiudi gli occhi', e lui lo farà. Ma osserva: continua a muoversi e ad agitarsi, strizza gli occhi, perché ha paura di aprirli ma desidera farlo. Puoi vedere l'agitazione in cui è, anche se si sta trattenendo. È per lui un grosso problema. Questa è la situazione, quando ci si trova nel processo di concentrazione.

La meditazione non è concentrazione e non è neanche contemplazione. Contemplazione vuol dire che sei un po' più fluido, che fluisci un po' di più, ma devi comunque rimanere legato a un soggetto particolare. Nella concentrazione devi rimanere puntato su un argomento; nella contemplazione hai una corda un po' più lunga. Puoi girare un po' di più, ma sei sempre legato. Ad esempio, pensi all'amore. Puoi girarci un po' attorno, ma puoi pensare all'amore soltanto.

Certo, hai più libertà che nella concentrazione ma è una libertà limitata. Sei in una prigione un po' più grande, ecco tutto, ma sei sempre in prigione. E le distrazioni arriveranno lo stesso – meno che nella concentrazione, ma arriveranno.

In inglese persino la parola "meditazione" dà l'idea sbagliata; è come se dovessi meditare su qualcosa. Ma “dhyana” – la parola sanscrita da cui deriva la parola giapponese “zen” – vuol dire che non esistono né soggetto né oggetto, né concentrazione né contemplazione. Sei solo seduto in silenzio, osservando tutto ciò che è. Un cane abbaia, tu l'osservi - non è una distrazione. Una musica suona, tu l'ascolti - non è una distrazione perché non stai facendo alcuno sforzo per concentrarti. Sei omnicomprensivo, nulla viene escluso. La libertà è assoluta. L'unica cosa da ricordare è di non identificarsi con qualcosa. Ascolta la musica ma non diventare la musica, resta un osservatore.

Quindi la meditazione può essere definita come osservazione, come non diventare identificati. Ora questo è un fenomeno completamente diverso; non si tratta di concentrazione né di contemplazione.

Sei seduto sul ciglio della strada e osservi il traffico della mente; permetti alla mente di fare ciò che vuole senza paura, di andare dovunque voglia andare – a Timbuktu, a Toronto... dovunque voglia andare. Tu devi solo rimanere sveglio, consapevole, attento.

Allora accade il miracolo: inizi a diventare consapevole del divino che è presente in ogni cosa. Persino l'abbaiare di un cane ha la qualità del divino. Allora tutto inizia a trasmettere un nuovo messaggio, una nuova sensazione, un nuovo splendore.

Quando il tutto viene trasformato dal tuo testimoniare, diventa fragrante. Non ci sono fiori eppure c'è una fragranza fortissima. Sei entrato nell'invisibile.

Osho Fonte:http://www.osho.com/

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